acque-reflue-domestiche-guida

Dove finiscono le acque sporche di casa o acque reflue domestiche?

Acque reflue domestiche o acque sporche di casa: cosa sono, come si differenziano, come vengono trattate, riciclo, recupero e sostenibilità.

 

In tutti i Paesi del mondo, quello delle acque reflue è un discorso molto delicato, che si deve affrontare con particolare attenzione perché fare passi falsi potrebbe compromettere la salute pubblica dei cittadini.

Oggi che rispetto ad anni fa la sicurezza igienica è aumentata, avere una buona gestione delle acque reflue vuol dire ridurre al minimo il rischio di malattie e tossicità.

 

acque-bianche-scure-casa-impianto-idrico-schema

Ma cosa si intende con precisione quando si parla di acque reflue e come si smaltiscono? Per capire davvero l’importanza di questo discorso, come prima cosa bisogna imparare a fare la distinzione tra le varie tipologie di acque reflue. All’interno della rete domestica infatti (laddove per domestica si intende sia le acque che provengono dalle case, sia quelle provenienti da inegozi e da varie attività come, ad esempio, alberghi, impianti sportivi e uffici) possiamo avere le acque bianche, le acque nere, le saponate grasse, le acque grigie e le acque fecali.

Se da un lato le acque bianche sono quelle derivanti dal lavaggio di strade, tetti, cortili, giardini o dalla pioggia, dall’altro le acque nere sono quelle che vengono prodotte dagli scarichi dei bagni e delle cucine.

Quando nell’acqua di questi scarichi sono presenti anche del sapone o dei residui di cibo si parla di acqua saponata grassa. Le acque grigie sono quelle che vengono da docce, lavandini e dalla classica lavatrice. Le acque fecali, infine, sono quelle che contengono le deiezioni.

 

Trattamento acque reflue: i primi passi da compiere

Tra le alternative possibili per il trattamento delle acque reflue, potrebbe sembrare la via più facile far confluire le acque reflue nelle fognature.

Tuttavia, per gestire nel migliore dei modi la rete fognaria delle città, ci vorrebbero più impianti di scarico rispetto a quelli presenti oggi nelle nostre città, prendendo in considerazione le normative vigenti. Il problema sorge allorquando c’è necessità di dividere le acque nere dall’acqua piovana che, in linea di massima, può essere raccolta attraverso le grondaie o gli appositi bocchettoni.

Per quanto riguarda le acque nere il discorso non è proprio semplice. Ci vorrebbero infatti delle tubazioni di servizio installate in ogni singola utenza. Per ogni condominio ci vorrebbe poi una colonna di scarico condominiale in cui deve essere presente una canalizzazione realizzata in acciaio, piombo.

Volendo, tale canalizzazione potrebbe essere anche realizzata in ceramica o con i classici tubi in pc perfetti per resistere ad ogni genere di temperatura.

 

Il valore del recupero di acque nere, grigie e bianche

Per recuperare le acque sporche e reflue ad uso civile o domestico bisogna partire dall’analisi dell’art. 113 del Decreto Legislativo 03 Aprile 2006 n° 152 parte III “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento” e dalle direttive comunitarie n° 91/271/CEE “Trattamento delle acque reflue urbane”, e n° 91/676/CEE “Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia”.

Parliamo di norme pensate allo scopo di incentivare la riduzione degli sprechi di acqua così da poter diminuire l’inquinamento e lo spreco idrico.  Solo in questo modo si possono favorire sempre più attività di recupero delle acque di scarico, in particolare per gli utilizzi domestici ma regolano anche gli impianti di trattamento acque industriali e urbani.

Le acque sporche prodotte in casa sono oggi pari a quasi l’80% delle acque reflue, per cui recuperarle potrebbe ridurre lo spreco di acqua potabile. Secondo alcune ricerche su 100 litri di acqua potabile sprecata per uso domestico, il solo recupero delle acque grigie si aggira intorno ai 50-80 litri che rappresentano un bel traguardo in termini di sostenibilità.

Le acque grigie sono più gestibili delle nere, perché non hanno al loro interno solidi sospesi o inquinanti (ad esempio residui di detergenti, saponi o cosmetici vari utilizzati per l’igiene personale, della casa, degli indumenti e dei piatti). Tali inquinanti sono spesso degradabili e comunque possono essere eliminati facilmente con azioni di ripristino dell’acqua di tipo chimico o meccanico “leggere”.

 

trattamento-acque-reflue

Questo vuol dire che si possono riutilizzare purché ci siano in città degli impianti, che funzionano su 5 fasi. Esse sono:

  • La fase 1 comporta una prima filtrazione dell’acqua per liberarla dall’eventuale presenza di corpi solidi sospesi come lanuggine, fibre tessili e capelli;
  • La fase 2 concerne la raccolta di acque grigie non trattate all’interno di un serbatoio;
  • La fase 3 porta al trattamento e disinfezione delle acque raccolte nei serbatoio. Attraverso delle pompe quest’acqua viene convolgliata in un sistema di membrane ad ultrafiltrazione in uno o più bioreattori. Sono utilizzate particolari membrane che favoriscono l’eliminazione degli inquinanti e di eventuali microrganismi. In alcuni impianti possono essere predisposti anche sistemi di clorazione o a raggi UV-c per la disinfezione;
  • La fase 4 serve per la conservazione dell’acqua in cisterne adatte, purché siano adeguatamente ossigenate, al fresco e al buio, generalmente sotterranee o al chiuso;
  • La fase 5 reimmette l’acqua depurata all’utenza domestica, attraverso un sistema di tubi dedicato e separato da quello dell’acqua potabile.

L’acqua di riciclo viene impiegata ad esempio per lo scarico del WC, per irrigare i campi, o per i lavaggi auto. Se più in città ci sono impianti di depurazione più sofisticati l’acqua viene anche reimpiegata per l’igiene personale. Le varie fasi possono variare a seconda dell’impianto, ma questa divisione aiuta a capire i passaggi più importanti per il riciclo.

 

Il riciclo per fitodepurazione

Tra le varie opzioni, ci sarebbe anche il riciclo per fitodepurazione. Si tratta di un sistema in cuivengono usate delle specie di piante particolari, che già in natura  fungono da depuratori naturali dei residui tipici delle acque grigie. Siusano di solito in impianti biologici di riciclo che sono considerati soft.

All’interno di questi impianti c’è un serbatoio di raccolta da cui l’acqua viene passata a un sistema di fitodepurazione (in pratica un vasca contenente le piante) che a monte o a valle prevede l’utilizzo di filtri meccanici di (sabbia o lava) e/o di radiazioni UV.

Le acque reflue finiscono per la maggior parte in impianti di depurazione anche se il riciclo idrico non è proprio semplice da porre in essere. Ragion per cui, al di là delle misure adottate dai governi, è sempre più importante diminuire gli sprechi di acqua iniziando ad adottare, anche a casa propria, sistemi o impianti di riciclo delle acque reflue grigie e bianche.

About Antonio

Ingegnere elettrico appassionato del web a 360 gradi. Attivo nel settore da oltre 15 anni, gestisco numerosi blog che curo con meticolosa attenzione, cercando di seguire le regole "non scritte" della SEO.